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ROBOCOOP is an experimental and research art duo project with a background in architecture, currently living between Rome and London.  

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Back to the Autogrill




© ROBOCOOP

“SCARTO#01” Contribute for the zine produced by Filoferro Architetti
January, 2019 / Firenze, IT


Back to the Autogrill 

Handmade collage and short essay for a zine

Our contribution to SCARTO#01: Spazio Residuale, produced by filoferro architetti and printed by concretipo in Florence

A visual and written analysis on the social and urban transformations of the Autogrill architectures, mostly designed by the Italian architect Angelo Bianchetti, who created a series of landmark bridge-buildings towards the highways from the 40s to the 60s.
Nowadays, these buildings have lost their social and iconic value, generating such a spatial contradiction in our contemporary landscape. We decided to take care of these and provocatively place one of the most interesting in the centre of Florence.
Read the full story below:

Mio padre – la prima volta che uscì con la mia mamma – la portò all’Autogrill.

Sembra la prima scena di un film di Vittorio De Sica, eppure è la realtà.
Da luoghi di socialità – simbolo di un’epoca di benessere, modernità e di un’ideologia sociale – nonché edifici iconici del boom economico del dopoguerra, gli autogrill sono oggi contenitori di spazi anonimi, terzi paesaggi e luoghi residuali.

L’autogrill è un’invenzione tutta italiana, come la Vespa.
E come questa ebbe in Enrico Piaggio e Corradino D’Ascanio la coppia di imprenditore-progettista più proficua del secondo Novecento italiano,  l’Autogrill ebbe Mario Pavese ed Angelo Bianchetti come fautori e promotori di questa semplice ma geniale architettura.
Concepiti inizialmente come grandi contenitori commerciali - progettati con la convinzione che pubblicità e comunicazione fossero entrate a far parte del paesaggio urbano - ed emblema di un paese in movimento, ora questi edifici-infrastrutture, solitamente a forma di ponte sopra la carreggiata, risultano meri elementi che ricuciono due zone di scarto, quelle create dal passaggio dell’autostrada. Essi appaiono sempre più statici, facendo perdere l’intrinseco valore proprio dell’autostrada di essere non solo un collegamento, ma anche una meta.
Al tempo, persino le coppie di innamorati raggiungevano queste nuove ed esclusive gallerie vetrate su entrambi i lati ad osservare il manifestarsi di quel boom del trasporto su gomma e dell’automobile utilitaria.
Ed è certamente affascinante pensare che uno dei primi appuntamenti dei nostri genitori sia avvenuto proprio in uno di questi scenari.



© Fondo Angelo Bianchetti

Il nostro lavoro ha preso vita rispetto a questa riflessione sul cambiamento del ruolo di questi edifici ed è continuata osservando le immagini d’un tempo che ritraggono questi veri e propri monumenti. Le fotografie d’epoca dell'Autogrill di Bianchetti ci hanno ricordato i collage degli anni ‘60 dell’architettura radicale (da Hollein a Superstudio), come oggetti fuori scala nel paesaggio: in questi ultimi, alcuni prodotti della società dei consumi – come oggetti di uso comune - vennero elevati a landmark nel territorio.
Allo stesso modo l’autogrill toscano di Montepulciano, simbolo del mondo consumista e globalizzato, si erge nel paesaggio toscano come un’architettura pop, strumento di comunicazione subordinato al potere delle immagini.

Il disegno - realizzato tramite il collage manuale - ha quindi come intento provocatorio quello di astrarlo dal suo (non) contesto, per ricollocarlo con la sua grande struttura longilinea e l’insegna emblematica Pavesi, all’interno di uno spazio urbano storico ritratto in un’incisione fiorentina di Giuseppe Zocchi e Bernardo Sgrilli della seconda metà del Settecento.
L’iconico edificio a ponte - progettato a Montepulciano da Bianchetti nel 1967 - prende il posto dell’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, fondale e termine urbano della omonima piazza, perdendo così la sua funzione principale di attraversamento e collegamento ma riconquistando il suo valore di meta e di luogo di socialità.



© ROBOCOOP | Filoferro Architetti



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